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Dimensione Solitaria

Non si può vivere senza visione. Noi siamo tutti “pazienti dell’immaginazione”.
Per esprimere la forza e il fascino presenti nelle immagini di Luca Centola difficilmente avrei potuto trovare parole più adatte di quelle usate dalla nota psicanalista junghiana Lella Ravasi Bellocchio.
Sospese in una dimensione tanto magica e nostalgica quanto reale, le immagini fotografiche rafforzano, ancora una volta, la convinzione profonda che le potenzialità della fotografia stiano nella capacità visionaria ossessiva di chi adopera tale mezzo espressivo.
Centola indaga il vuoto, la pausa, il silenzio nell’attesa dell’evento, entrando in risonanza con il luogo lo fissa in un tempo indefinito di sospensione interiore che si manifesta all’esterno. Fasci di luce che lacerano fisicamente e semanticamente spazi socialmente abbandonati risaltano dalle sue fotografie, mirando volutamente all’annullamento di ogni legame percettivo-visivo dell’osservatore con l’ambiente esterno al fine di “prepararlo” alla completa immersione sensoriale. Questi si ritrova, quindi, proiettato in un dialogo sul rapporto che intercorre tra la dimensione dell’arte e la dimensione del sociale.
La fotografia è bidimensionale e campo della luce, ovvero quanto di meno oggettivamente solido esista.